lunedì 7 settembre 2009

Detti e Ridetti "Bundansa ad Casalmagiùr"

Proviamoci, sapete come è nato il detto "Bundansa ad Casalmagiùr? Non ce ne vogliano i casalesi a cui va la nostra stima e simpatia, ma ci consentano di ricordare questo aneddoto citato nei proverbi di T. Tizzi. La leggenda risalirebbe alla famosa peste di Milano di manzoniana memoria. Tutta la Lombardia si mobilitò in una gara di solidarietà per soccorrere la popolazione milanese stremata, ciascun paese lombardo promise con solenne giuramento d'inviare grandi provviste e vettovaglie. Quando arrivò la delegazione di Casalmaggiore I milanesi s'accorsero che i casalaschi avevano inviato un misero carrettino con due o tre galline e qualche sacchetto di farina, insomma poca roba. E da lì sarebbe nato il modo di dire: "Bundansa ad Casalmagiùr"

venerdì 28 agosto 2009

IL PREMIO VIADANA



Una storia recente: il Premio nasce nel 1996 per iniziativa dello scrittore e regista Pier Carpi che trascorreva in terra mantovana i suoi periodi di riposo. Il Comune di Viadana ha istituito il Premio inserendolo in forma stabile tra le proprie attività culturali. Affidata l’organizzazione alla Biblioteca "L. Parazzi", l’iniziativa ha incontrato successo immediato tra la popolazione e interesse crescente da parte degli editori. Misura di questi risultati è il riscontrato incremento della lettura, della vendita e della circolazione libraria.

Finalità e caratteri: La principale finalità del Premio Viadana è di carattere culturale -sociale, porre lo scrittore a contatto diretto col pubblico che legge in appositi incontri e discussioni, per definire e affermare lo spazio della comunicazione scritta nella "distrazione mediatica" di provincia.

I libri e gli incontri: La giuria popolare sceglie tra le opere di narrativa che si sono segnalate per originalità nel panorama letterario degli ultimi due anni. Sono altresì individuati i libri maggiormente presenti nei trend di lettura locale e quelli ritenuti di maggiore attualità per quanto attiene il linguaggio e la tematica.
Momento centrale è l'incontro con lo scrittore occasione di dibattito diretto, di verifica e di chiarimento tra l'autore, la giuria e il pubblico cittadino.

Struttura: La Città di Viadana bandisce annualmente il Premio, tramite l’Assessorato Comunale alla Cultura; l'organizzazione è affidata alla Biblioteca Civica; la Giuria popolare è composta da ottanta cittadini individuati tra i lettori abituali e non della Biblioteca stessa, con particolare riguardo alla diversificazione di età e di condizione: essa compila una graduatoria di gradimento tra cui emerge il vincitore ; la Commissione Scientifica ha il compito di definire la rosa dei finalisti e di gestire gli incontri: consta di tre membri accomunati dalla professionalità nel campo della ricerca e dell’attività bibliotecaria e della letteratura specialistica, oltre che nell'organizzazione culturale.

Il Premio: Il Premio consiste in una scultura appositamente realizzata dall'artista Ugo Nespolo riservata all’autore e in tremila euro destinati all’acquisto copie di libri da inviare a biblioteche scolastiche e pubbliche, carceri, ospedali ed altre istituzioni di carattere collettivo o sociale. La premiazione avviene nel mese di Giugno alla presenza del vincitore e dell'editore.

La manifestazione intende far conoscere le tradizioni culturali di questo Comune del Mantovano, sede di affermate strutture produttive di carattere industriale ed agricolo a livello avanzato, centro di un vasto territorio che, tra l'Oglio e il Po, ai confini con l'Emilia si caratterizza da sempre per la sua imprenditorialità, ma si connota altresì per un'antica storia culturale, sociale e politica.

La Commissione Scientifica:

Luigi Bedulli – presidente
Gabriele Oselini (assessore alla cultura del Comune di Viadana) - membro
Antonio Aliani – coordinatore
Monica Martelli – membro
http://www.biblioteche.mn.it/Sezione.jsp?idSezione=1550&idSezioneRif=173

lunedì 24 agosto 2009

IL PESCEGATTO Era diffusissimo nel Po e nelle lanche ma ora si stia estinguendo


Ricordo di Dino Maestri
Spesso ricordo con nostalgia, le giornate di pesca che trascorrevo nelle lanche o nelle buche lasciate dal Po dopo le sue piene. Quasi mai si tornava a casa senza che il cestello contenesse almeno due o tre Kg. di pesce gatto, e addirittura i vecchi pescatori, raccontano che una volta, come dicono loro, li tiravano su anche due alla volta. Pescavano con un ramo di salice, un pezzo di corda e per galleggiante usavano un tappo di sughero, mentre ora con tutta la tecnologia che abbiamo a disposizione, se vogliamo mangiare un pescegatto, dobbiamo comprarlo. Bei tempi oramai passati, ma da quanto tempo non si vede un pesce gatto nel Po, dove sono finiti? Sembra che siano quasi scomparsi del tutto e le cause potrebbero essere più di una. Una di queste e forse la principale, è l'inquinamento dei fiumi, che ogni giorno trasportano con loro chissà quali veleni. L'ambiente non è più quello di prima dato che le lanche non esistono più e il pesce gatto si sa che per riprodursi ha bisogno di acque calme dove la temperatura possa essergli favorevole e dove possa trovare cibo in abbondanza. Tutta la catena biologica che esisteva in queste lanche, si è spezzata con la loro drastica diminuizione. Un'altra ipotesi che si fa a riguardo della rarefazione di questo pesce é che un virus arrivato da chissà dove, o trasmesso da qualche nuova specie immessa nel Po, li abbia decimati senza pietà. Il siluro non é certo un santo, e dato che mangia anche i propri piccoli, non vedo perché il pesce gatto gli possa fare schifo. Un mio amico mi raccontava inoltre di avere letto su un libro che quando una specie ittica viene immessa in un ambiente che non é il suo naturale, al massimo può avere un ciclo biologico di 50 anni, dopo di che inizia inesorabilmente a estinguersi. Può darsi benissimo che possa essere anche questo uno dei motivi, ma allora perché il nostro amato baffo ha cominciato a dare segni di estinzione tutto ad un tratto, mentre avrebbe dovuto scomparire un po' alla volta? Non si sa e credo che non riusciremo mai a saperlo. Forse dobbiamo supporre che anche per altre specie come la tinca, la scardola, il luccio e l'anguilla, valgano le stesse ipotesi per la loro sparizione? Poveri noi pescatori, sembra proprio che dobbiamo attaccare le canne al chiodo. Oramai le specie che popolano il Po sono poche e tra queste ve ne sono di nuove, recentemente immesse e chissà perché, sono quasi tutti predatori. Per fortuna possiamo ancora pescare il siluro e il luccioperca, fino a quando non si saranno mangiati tutti tra di loro però.
"In soli 50 anni il Po é stato rovinato"
Le zone golenali, poi, sono state ormai sostituite dai pioppeti, creati dopo l'interramento delle zone umide, e le lanche, che alimentavano il Po nei periodi di magra mantenendo un livello poco variabile del fiume, non ci sono più, così come sono pressoché scomparse le aree di espansione naturale destinate ad assorbire le ondate di piena, con i rischi conseguenti. Il regime delle acque é stato alterato. Gli scarichi industriali e l'inquinamento hanno compiuto il resto dell'opera, facendo morire la fauna ittica". Insomma, per il 70enne viadanese il quadro é disastroso se paragonato a qualche decennio fa: "Un tempo, nel Po, c'erano isole ricche di vegetazione spontanea. Tutto l'ambiente era pieno di zone alberate e di siepi. Non si pensava mai al mare, non ce n'era bisogno. Di tutto ciò, purtroppo, mi é rimasto solo il ricordo".

BESTIACCE dei 2000, le Nutrie. Dure a morire, pare che resistano ai fucilate con pallini piccoli



Le nutrie, altrimenti detti castorini, hanno le dimensioni di cani, solo che sono roditori vegetariani. Per quanto non si registrino nella cronaca fatti che rivelino una particolare pericolosità di questi animali, la loro mole e il loro aspetto (tutt'affatto simili a enormi topi) sono tali da incutere timore, e in certe persone, disgusto è orrore. Se negli anni scorsi per avvistare le nutrie forse ci si doveva spostare verso Gazzuolo, ora è sufficiente percorrere le strade delle frazioni nord che costeggiano Fossola e Navarolo per vederle anche in pieno giorno e vicino alle case. Queste bestiacce nuotano nei fossati e rei canali lasciando una scia ben visibile anche a distanza. Le nutrie nuotano lasciando emersa quella grossa testa marrone scuro, con occhi molto vivi, che se fissati mettono davvero paura, proprio perché in essi non vi è alcun timore per l'uomo. Siamo infatti abituati ai nostri animali selvatici che fuggono alla disperata dall'uomo. E' curioso il fatto che questi animali non abbiano alcun timore dell'uomo, davanti adesso non retrocedono, non attaccano ma non fuggono, sembrano piuttosto infischiarsene. Proprio la ora particolare baldanza ne fa animai terrorizzanti. Esiste ora un grosso dibattito sul fatto di eliminare queste bestie: se sia giusto farlo e come. Gli animalisti protestano il loro medesimo rango e diritto di esistere degli altri animali. Altri che, per il fatto di portare leptospirosi, che scavano pericolosissime gallerie negli argini, e che infine, sono disgustosi, vadano sterminate senza indugio.
Ma sono pure dure a morire
Tempo fa abbiamo raccolto la testimorianza di un anziano contadino che proprio non ne voleva sapere di accettare uno di questi animali che aveva edificato un tumulo di terra dell'altezza di mezzo metro sul suo podere vicino al fosso. Un bel giorno, raccontava il contadino, si decise per la guerra col roditore, e, caricata la doppietta, armato di coraggio e spirito vendicativo, più che predatorio, s'incamminò verso la residenza del corpulento roditore il quale, come tutte le sere, montava la guardia sulla sua collinetta di terra. Raggiunta la zona, il contadino trovò la nutria al suo posto: "Bene - pensò - così la facciamo finta". A distanza di tiro, 30 passi. la nutria, non guardava nemmeno il contadino che già la teneva del mirino. Il contadino allora decise di avvicinarsi ulteriormente. per essere sicuro di non sbagliare il tiro, 20, 10 passi... "Gli sparai da una distanza di 6-7 metri. Fecce un salto per aria di mezzo metro lanciando squittii laceranti che mi misero i brividi, fece per venire verso di me, il sangue mi si gelò nelle vene. Poi, continuando a lamentarsi si tuffò in acqua. Probabilmente andò a morire altrove. E' vero, poi raccontò che aveva caricato con pallini piccoli, da uccellini, la doppietta, ma nessuno resiste a un colpo di calibro 12 quasi a bruciapelo. Davvero dure a morire!

BESTIACCE del 2000, il pesce Siluro, secondo una leggenda urbana se ha la possibilità di vivere non smette mai di crescere



Il Siluro é un pesce originano dei grandi fiumi dell'est europa.
Fu importato e immesso in Po probabilmente involontariamente a causa di alcuni vivai raggiunti dallo piene periodiche del P0. Come le nutrie il siluro è esteticamente un brutto animale, d'aspetto simile al pesce gatto, ma enormemente più grosso e vorace. Si dice che mangi di tutto e che possa raggiungere pesi enormi. C'é perfino la leggenda che non abbia dimensioni massime, ovvero che, alcuni esemplari particolarmente longevi, non smettano mai di crescere. Da molti anni 6 ormai presente in Po e qui pare abbia trovato un Habitat particolarmente favorevole al suo sviluppo e ora gli esemplari di grossa taglia, superiori ai 100 Kg di peso, siano molto numerosi. Ecco dunque che la sua taglia ne fá un preda ambita dai pescatori che col siluro tornano a riprendersi quelle soddisfazioni alle quali nei decenni scorsi per carenza di pesce erano stati costretti a rinunciare. Eppure catturare i siluri non è così facile come il loro numero e loro diffusione lascerebbero supporre. Occorre la giusta attrezzatura: barche e lenze appropriate, esche di un certo tipo. zone e orari particolari. Pensate che nella vicina Guastalla e Boretto agiscono vere proprie agenzie per la pesca al siluro di grossa taglia. Vengono soprattutto dall'estero, germania e svizzera per prendere parte a questo particolare tipo di battute e pagano fior di quattrini per avere la soddisfazione
di tirare a secco bestioni di oltre un quintale. La pesca in effetti deve essere particolarmente emozionante se certa gente è disposta a percorrere centinaia di chilometri per farla. La pesca si pratica ovvialmente d'estate, a bordo di particolari imbarcazioni sotto la guida di personale esperto. I pescatori sono condotti nei luoghi adatti, quali ponti, curve e buche dove il siluro trova il suo Habitat ideale. Per la cattura del siluro le esche sono rappresentate da anguille, carassi, vermi e calamari. le tecniche di pesca sono sostanzialmente tre: 1) A natante ancorato: "gettando tre lenze con esche vive. 2) A spinning pesante". 3) La cosiddetta tecnica 'KIonK". Essa consiste nel battere la superfice dell'acqua con il Klonk, una specie di mazza di legno che incuriosisce il pesce siluro che è localizzato da un visore a bordo della barca munito di ecoscandaglio, un monitor dal quale si vede il pesce che spesso resta immobile sotto al barca regalando grandi emozioni ai pescatori fino ai momento in cui finalmente abbocca.

sabato 8 agosto 2009

Il vecchio spot di Pennelli Cinghiale spopola su youtube


Sono circa 35 i risultati che si ottengono digitando pennelli cinghiale spot su youtube. Una vecchia pubblicità che vanta anche molti remake e parodie tanto è rimasto impresso nella memoria. Con 85558 visualizzazioni il video dello spot è ancora tra i più cliccati.

Da 30 anni la pubblicità è in tv, identica. Anche quest'estate è tornata. L'azienda: «Abbiamo provato una decina di anni fa a cambiarla ma non funzionava». L'"imbianchino" è scomparso alcuni anni fa.
Qualcuno dice di averlo sempre visto in tv negli ultimi 20 anni. Qualcuno dice che è lo spot più bello di tutti i tempi. Qualcuno dice che quando arriva lui, allora è arrivata l'estate. L'unica cosa che accomuna tutti i telespettatori, però, è una sola. La certezza che nel «tutto cambia televisivo», lo spot del pennello cinghiale sia l'unica cosa che resiste da oltre 20 anni. Uguale, rassicurante. Una granitica certezza per tutti: appassionati di spot, videodipendenti, semplici e distratti teleneauti in cerca di refrigerio nelle afose serate estive o nostalgici 30-40 enni per i quali «come erano mitici quegli anni!».
Si perché martedì sera Rai tre, mentre programmava l'intramontabile «I soliti ignoti», ha mandato la pubblicità. E cosa ti è apparso nel bel mezzo di Gassman, Totò e Mastroianni in bianco e nero? Il mitico imbianchino con il pennello enorme legato sulla schiena che circola su una bici (con le ruotine) tra il traffico milanese (da collezione le auto in circolazione: guarda il video).Spot di pochi secondi. Caos, auto e bus che si bloccano, suoni di clacson. Il vigile fischia: «Ma cosa fa con quell'arnese? Lei ostacola il traffico». E l'imbianchino: «Devo dipingere una parte grande, ci vuole il pennello grande». Nella storia della pubblicità la replica del vigile: «Non ci vuole un pennello grande ma un grande pennello». Poi la voce fuoricampo: «Cinghiale. La grande marca».

http://oknotizie.virgilio.it/go.php?us=290010083365ee0a

Fra Paolo Boldrini, missionario




Yunike Mgaya, bimba della Tanzania è in attesa di un intervento urgente


Di Valerio Gardoni

Viadana, Mantova. In questi giorni d’inizio d’estate non è solo il vento che porta la calura dal continente africano a invadere le torride giornate delle basse, dall’Africa è arrivata una bimba che di nome fa Yunike Mgaya, il suo piccolo cuore ha bisogno d’un aiuto per continuare a battere.
A Viadana la piccola non è arrivata per caso, si accompagna a Fra Paolo Boldrini, viadanese di nascita e africano di vita, che ha portato con se la piccola affetta da “rigurgido aortico”, una malattia cardiaca, congenita od acquisita, in cui la valvola del cuore non è in grado di svolgere la sua funzione e una parte più o meno rilevante del sangue presente in aorta invece di affluire ai polmoni per l’ossigenazione torna indietro verso il cuore.

Ora abbracciata dalla comunità di Viadana, ospite della mamma del missionario, Yunike aspetta di essere ricoverata all’ospedale di San Donato Milanese per essere sottoposta a un delicato intervento chirurgico. Questo viaggio della speranza per la piccola bambina africana non è una certezza, l’intervento costa circa 15.000 euro, la somma non è stata raccolta, l’intervento è urgente, così ci si affida alla provvidenza confidando del “buon cuore” contadino della gente di pianura.
Di Fra Paolo Popolis ne aveva già parlato quando venne presentato il volume “Smile To Africa” Sorridi, è l’Africa , un libro che narra attraverso la fotografia l’anima dell’Africa o “il mistero dell’Africa che fa bene”, come dice il missionario. Le fotografie sono di Maria Cristina Ratti autrice del libro che ora si è presa a cuore la piccola, impegnandosi a raccogliere la somma che salverà vita alla bimba.

Se in Africa l’assistenza sanitaria è più incerta di un miraggio, svanisce completamente nelle baraccopoli confinate ai bordi delle grandi città o nei villaggi dove tra polvere e miseria si consuma la vergogna della globalizzazione: la povertà, piaga che condanna nell’era moderna milioni di esseri umani a morire di fame, sete e malattie. Il futuro incerto di gran parte dei bambini africani è nelle mani delle organizzazioni umanitarie, religiose o laiche. La missione dei Frati Minori Rinnovati al villaggio di Pomerini sugli altipiani della Tanzania, dove da anni vive Fra Paolo Boldrini, è una realtà che fa la differenza tra la vita e la morte per centinaia di poveri.

La vicenda di Yunike Mgaya a commosso l’anima di Maria Cristina Ratti che con l’obbiettivo della macchina fotografica aveva fermato il sorriso dei bambini del villaggio di Pomerini e quei sorrisi d’Africa avevano segnato il suo cuore. I proventi del libro sono stati devoluti per la costruzione della Casa Del Bambino.
Con la piccola Yunike a Viadana è arrivata anche la madre, con Fra Paolo dovranno ritornare in Africa verso la metà di luglio, prima d’allora la piccola dovrà essere guarita. La speranza è nel suo piccolo cuore malato, il suo futuro nella nostra solidarietà.

Fra Paolo Boldrini è un missionario Viadanese da anni impegnato in diversi progetti in Tanzania. La Pro Loco e l’amministrazione comunale, per aiutare il proprio concittadino, ha deciso di organizzare un concerto per raccogliere fondi e promuovere le attività dei missionari. Sabato 11 luglio, in piazza Veronesi si esibiranno dal vivo i “Wu-Dana” eTom, nel loro repertorio i grandi successi degli anni sessanta, settanta e ottanta. In questi giorni fra Paolo sta anche raccogliendo offerte per coprire i costi dell’operazione cui è stata sottoposta, a San Donato Milanese, la piccola Yunike, una bella bambina di otto anni affetta da un problema cardiaco, venuta in italia con il frate e fortunatamente ora in buone condizioni.

giovedì 6 agosto 2009

Lo stemma di Viadana



Lo stemma è stato concesso dal Governo Italiano il 2 giugno 1934: “campo di verde, al leone d’oro rivoltato e seduto sopra un cuscino di rosso con nappe d’oro agli angoli, tenente con la zampa uno scettro gigliato d’oro”.
Il leone è tratto da un sigillo medioevale conservato nel Museo Civico è ritenuto un segno di omaggio alla dinastia dei Gonzaga ai quale Viadana apparteneva, ma che garantirono sempre una certa autonomia alla città che, per la posizione strategica tra Po e Oglio, fu trattata quindi “con riguardo” dai signori di Mantova.

fonte: http://www.araldicacivica.it

mercoledì 5 agosto 2009

Un grande viadanese: Mauro Saviola



Inventore del pannello ecologico fondatore e presidente del grande gruppo italiano. A 70 anni, si è spento in una clinica vicino a Milano. Era nato a Viadana il 22 maggio 1938.

L'industriale era l'inventore del pannello truciolare ecologico: riutilizzava gli scarti lignei per produrre pannelli per il settore dei mobili. Grazie alla sua attività di recupero del legno usato, che coinvolge 2000 comuni in tutta Italia e convoglia nei suoi stabilimenti 50mila quintali giornalieri di legname, è riuscito a salvare milioni di alberi dall’abbattimento.

Il "Gruppo Mauro Saviola" conta 16 aziende sparse fra Lombardia, Veneto, Toscana e Marche, con stabilimenti anche in Argentina e oltre 1500 dipendenti. Due filiali del gruppo si trovano nel Quartier del Piave: a Refrontolo e Miane.

Mauro Saviola imparò a conoscere il legno fin da bambino, lavorando nella bottega del padre ebanista Alfredo, dove entrò come apprendista falegname già all’età di 11 anni.
Durante un viaggio in Germania l'imprenditore vide un impianto che sbriciolava i rami e pressava i trucioli. Da qui l'idea che lo ha portato al successo: grazie all’aiuto di un fratello e di un cugino e con l’impegno di alcune cambiali, riuscì a comprare l'impianto tedesco e iniziò a produrre i primi pannelli fatti con la ramaglia del pioppo.

Nel 1968 Saviola costruì a Viadana uno stabilimento per ottenere autonomamente il collante e nel 1973 apre la Sadepan Chimica, primo produttore in Italia di colle per legno con basso contenuto di formaldeide. Il polo chimico conobbe negli anni uno sviluppo veloce, diventando primo fornitore nazionale di resine ureiche e melaminiche.

martedì 4 agosto 2009

Il vecchio fumetto di due viadanesi



Nato in pieno periodo ‘Beat-mania’ ma anche ‘Hippy’ figli dei fiori, pubblicato nel formato pocket classico dell’epoca.
Teddy Bob è un giovane cappellone spregiudicato ma che ama la pace e la giustizia; i suoi cazzotti sono sempre in nome dell’integrità morale. Gli ingredienti sono la frenesia spericolata alla James Dean, musica psichedelica, gioia di vivere (anche se lui in oltre 150 albi non ha mai sorriso). Il padre di Bob, Davis, capo della polizia di Redbay, non approva i modi del figlio, anche se alla fine di molte storie deve ringraziarlo per aver consegnato alla giustizia il maniaco sessuale di turno, o un candidato politico col passato torpido.
Pubblicità su Diabolik e Zakimort in occasione dell'uscita del primo numero di Teddy Bob

Pubblicità su Diabolik e Zakimort in occasione dell'uscita del primo numero di Teddy Bob

Teddy è il simbolo della gioventù di quaranta anni fa (ma ancora oggi incredibilmente valido e attuale), cristallino e integro nei principi, che affronta i soprusi della società a cavallo della sua moto Drago, in compagnia della sua “sbarbina” Paula. Entrambi fanno parte di un ‘mucchio selvaggio’ denominato Branco. Come per il Club di Topolino, per i fans del motociclista contestatore viene creato il Clan di Teddy Bob. Il successo di questo tascabile (pubblicato anche in Francia), viene ricalcato da altri editori con vari personaggi fra cui Johnny Beat, Cap, Flipper, Dyno ed altri ancora.

I testi sono di Pier Carpi (Scandiano 1940 – Viadana 2000), col contributo alle sceneggiature di Nino Laccisaglia (Trani 1924 – Milano 1999) e Michele Gazzarri (Milano 1932), trio che ha lavorato insieme anche a Diabolik e Zakimort.

Il creatore grafico e disegni sono di Giorgio Montorio (Viadana 1940) – circa settanta numeri – Aulo Brazzoduro (Lino Brazzi), Gino Dauro, Pietro Gamba, Brenno Fiumali (autore anche della copertina del n. 1 di Diabolik, 1962), Gino Marchesi, Maurizio Ricci, Giuseppe De Facendis (Endis)

Pier Carpi, fotografato da Joe Zattere
comicsando.wordpress.com

venerdì 31 luglio 2009

Alberto Bazzoni e il monumento di Viadana


Testimonianza inviataci dall'estero che pubblichiamo volentieri
Il monumento ai caduti di Viadana è una delle cose piu belle di Viadana. Quando andavo a scuola ci passavo di fianco tutte le mattine, e mentre lo facevo, smettevo di guardare avanti e giravo la testa a sinistra fin che potevo lasciarcela senza andare a sbattere per guardare quelle figure scolpite. In particolare la figura imponente, col petto nudo, l'Italia, muta ma espressiva nella sua imperitura fierezza. Sul web ho trovato il sito dell'autore e penso di fare cosa gradita ai viadanesi segnalarlo
http://www.albertobazzoni.it/ Trovo infatti giusto che si ricordi un tale artista che ha dato a Viadana una simile opera che rimane nel cuore di noi viadanesi all'estero.

Cenni storici:


* 1889 - Alberto Bazzoni nasce a S. Nicomede di Salsomaggiore, in provincia di Parma, il 24 marzo.
* 1926 - Realizza la parte scultorea del Monumento ai Caduti di Viadana. Si trasferisce a Milano dove realizza molte opere nella stazione centrale della capitale lombarda.

Quando il passato ritorna


in questo sito si narra una vecchia storia viadanase, per chi non la conoscesse, eccola:
Giuseppe Bonfatti, un partigiano come tanti. Nei primi giorni dell'ottobre del 1943, insieme ad altri giovani di Viadana (Mantova), crea la "Libera Associazione Giovanile". In seguito ad un lancio di volantini antifascisti è arrestato insieme ad altri compagni . Processato, viene condannato a cinque anni di confino e internato nel campo di concentramento di Fossoli di Carpi, da cui però fugge. Riesce a stabilire un collegamento col gruppo che di lì a poco diverrà la Prima Brigata Partigiana di "Giustizia e Libertà". Forma a Buscoldo un raggruppamento di "sappisti" che poi si fonderà con un altro gruppo di Cavallara. Bonfatti ne prende il comando. Il 19 novembre del 1944 gli arriva l'ordine di eliminare il tenente Omobono Fertonani, comandante delle brigate nere di San Matteo delle Chiaviche. Bonfatti gli tende un agguato, ma Fertonani non è solo e la sorpresa fallisce. Riesce comunque a lanciare da lontano una bomba a mano che ferisce leggermente il fascista, quindi si dà alla fuga. All'imboscata fa seguito un imponente rastrellamento e trentacinque partigiani vengono arrestati e condotti a Fossoli. Qualcuno parla e fa il nome di Giuseppe Bonfatti. Una squadra delle brigate nere di Sabbioneta, comandata da un certo Faina, mette in atto un'azione di rappresaglia contro la casa della famiglia di Bonfatti, dove erano la madre e le sorelle, dandola alle fiamme, picchiando le donne e uccidendo gli animali. Bonfatti giura di vendicarsi.
L'8 novembre 1990, in un bar del centro di Viadana, Bonfatti chiede di Giusppe Oppici, uno dei volontari che gli ha bruciato la casa. Oppici è un fascista incallito, uno di quelli che, ad esempio, litiga quando perde a carte. E tutte le volte che si arrabbiava, gli amici lo prendevano in giro dicendo - "guarda che prima o poi torna il Bonfatti e ti mette a posto", senza sospettare che la cosa si sarebbe avverata.
Riconosciutolo, Bonfatti lo invita con una scusa ad uscire dal bar. In mano ha un giornale, dentro al quale ha incartato un piccone lungo sessanta centimetri. Appena fuori dal bar, comincia a colpirlo alla testa con violenti fendenti, urlando - "Sono tornato per fartela pagare". Oppici crolla a terra. Il Bonfatti continua a colpire fino a quando non gli spacca la scatola cranica. Poi posa il piccone accanto al corpo e si avvia tranquillamente verso la piazza. Alla gente che accorre, si rivolge dicendo - "chiamate i carabinieri. Che mi vengano a prendere, quel che dovevo fare l'ho ormai fatto!" Poco dopo viene fermato. Assolutamente calmo, si dichiara "prigioniero di guerra" e, in caserma, quando gli chiedono il motivo per cui ha ucciso, tira fuori una "dichiarazione ad uso pensione di guerra" rilasciatagli dal comune di Viadana che attesta, fra l'altro, come gli sia stata incendiata la casa, per rappresaglia, da un gruppo di Brigate nere fasciste. E conclude - "sono tornato apposta dal Brasile per ammazzarlo". Ritiene di aver compiuto un atto di guerra partigiana, seppure con quarantacinque anni di ritardo!